Colloquio?

Publié le par antonio

                                               1969

 

                                         Il colloquio

 

            Siamo partiti a quattro e siamo arrivati a quattro dopo trecento chilometri.

scompartimento-della-carrozza-az-51051.jpgEravamo tutti nello stesso scompartimento ed abbiamo chiacchierato in un modo strano: un giovane, una donna sulla cinquantina con un bambino, un’altra donna sulla quarantina ed io.

 

            Ah le piacevoli discussioni intavolate che andavano dalla politica al viaggio che stavamo facendo, dagli scopi presenti e futuri della nostra esistenza alle speranze di questi scopi.

 

            Oh come era bello, sentirsi tutti e quattro uniti nel discorso mentre il bambino ci ascoltava e pareva non capire niente di questi discorsi dei grandi. Il treno sembrava volesse rallentare la sua marcia per permetterci di parlare più a lungo di quelle cose uniche cosi’ belle in un paesaggio monotono e piatto che non consentiva nessuna fantasia.

 

            Ecco, la stazione è vicina, ognuno si alza e raccoglie le sue cose, il treno si ferma e tutti scendiamo. E’ bizzarro pero’ come di tante parole scambiate non ne ricordi neanche una, come se tutto quello che ho detto precedentemente fosse stato un sogno.

 

            Purtroppo altro non era che un sogno in un momento di assopimento. Mi stropiccio gli occhi, ognuno legge il suo giornale o guarda con occhi fissi il vuoto.

 

            Adesso siamo veramente nella stazione, scendiamo veramente senza dirci neanche un laconico arrivederci o buona giornata.

 

            Ecco la disgrazia dell’uomo. Quanti milioni di persone viaggiano a quattro durante tre ore od anche dieci e non si parlano? Se si parlasse un poco di più forse ci si conoscerebbe e chissà che tanti malanni di questa società non dispaiano?

Publié dans journal intime

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P
<br /> Dommage qua le dialogue ne soit qu'un rêve! Dommage ou tant mieux? Quelquefois les points de vue sont irréconciliables et le dialogue dégénère en dispute puis en conflit. Ne serait-il pas<br /> raisonnable d'admettre que certaines différences sont insurmontables et que la meilleure solution est le "chacun chez soi"?<br /> <br /> <br /> J'aime te lire en italien.<br /> <br /> <br /> salut!<br />
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A
<br /> <br /> Salut Pangloss<br /> <br /> <br /> je suis heureux de savoir que tu lis en italien. Pour le reste il est vrai qu'il y a des rapprochements impossibles. la seule manière pour qu'ils ne dégénèrent pas en conflit me semble être le<br /> respect et la tolérance, mais ces deux notions nos politique sont en train de les dénaturer complétement surtout quand à tolérance on peut substituer indifférence et je ne veux rien voir. Et puis<br /> nous savons aussi qu'il y a des choses intolérables contre lesquelles il faut s'élever si on ne veut pas, plus tard en être la victime. Et ton blog ne s'en prive pas.<br /> <br /> <br /> Bon vendredi<br /> <br /> <br /> <br />
F
<br /> Bonjiorno Antonio<br /> <br /> <br /> Frieda<br />
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A
<br /> <br /> Ciao Frieda<br /> <br /> <br /> d'ici quelque temps tu vas parler italien!<br /> <br /> <br /> Buon venerdi'<br /> <br /> <br /> <br />