Colloquio?
1969
Il colloquio
Siamo partiti a quattro e siamo arrivati a quattro dopo trecento chilometri.
Eravamo tutti nello stesso scompartimento ed abbiamo chiacchierato in un modo strano: un giovane, una donna sulla cinquantina con un bambino, un’altra donna sulla quarantina ed io.
Ah le piacevoli discussioni intavolate che andavano dalla politica al viaggio che stavamo facendo, dagli scopi presenti e futuri della nostra esistenza alle speranze di questi scopi.
Oh come era bello, sentirsi tutti e quattro uniti nel discorso mentre il bambino ci ascoltava e pareva non capire niente di questi discorsi dei grandi. Il treno sembrava volesse rallentare la sua marcia per permetterci di parlare più a lungo di quelle cose uniche cosi’ belle in un paesaggio monotono e piatto che non consentiva nessuna fantasia.
Ecco, la stazione è vicina, ognuno si alza e raccoglie le sue cose, il treno si ferma e tutti scendiamo. E’ bizzarro pero’ come di tante parole scambiate non ne ricordi neanche una, come se tutto quello che ho detto precedentemente fosse stato un sogno.
Purtroppo altro non era che un sogno in un momento di assopimento. Mi stropiccio gli occhi, ognuno legge il suo giornale o guarda con occhi fissi il vuoto.
Adesso siamo veramente nella stazione, scendiamo veramente senza dirci neanche un laconico arrivederci o buona giornata.
Ecco la disgrazia dell’uomo. Quanti milioni di persone viaggiano a quattro durante tre ore od anche dieci e non si parlano? Se si parlasse un poco di più forse ci si conoscerebbe e chissà che tanti malanni di questa società non dispaiano?