DVORAK: sinfonia "Dal nuovo mondo" di Angelo Gatti

Publié le par antonio

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Canzone amara, canzone felice, 220px-Angelo Gatti

Una nota è bastata,

Ed ognuno ridice

La terra ove sei nata.

Nessuno l’ha veduta,

Nessuno l’ha abitata,

Ma non c’è chi non l’abbia

Dentro proprio cosi’:

Come un uomo la fece,

Piangendo, in una sera

Lontana, a Nuova York.

Cielo tagliato da lame di luce,

Strade sepolte fra case di sasso,

 Navi fumanti imbozzate alla riva,

Stridule voci, passo

Di gente in marcia, che mai non arriva.

Vita feroce, feroce energia,

Che tutti porta via;

E quell’uomo solitario,

Sognante incantatore,

Prendeva su dal cuore

La cantilena della sua nutrice,

Il grido acuto della falciatrice,

Il mormorio d’un’acqua, il molle odore

Dei prati a primavera,

Il tuo riso, fanciulla;

Quei ricordi da nulla,

Malinconie leggere,

Desideri sperduti,

che non hanno l’eguale

Per suscitar prodigi;

Di lagrime roventi li intrideva

E creava immortale

Con quella ch’era a lui la dolce patria,

La favolosa e vera

Terra oramai per tutti d’Ognipatria.

.........................................................

Addio, terra beata

Dei sogni, dobbiamo salpare;

Discender l’oceano, andare

Incontro all’ignoto destino;

La pace serena è menzogna,

Cosi’ decretato ha la sorte.

(Poi viene la morte).

Un monte, ed un altro, selvaggio;

Pianure deserte, una riva

Che sempre svanisce, e s’agogna,

Un raggio di sole qua e là.

In quella contrada d’agguati

Fedeli, sommessi, assonnati,

Fluiscono i greggi degli uomini.

Ci vai tu coi vicini

La bella donna dal viso di sole,

Il giovanetto occhi spersi sognanti,

L’uomo superbo che soffre e non vuole

Svelare il suo soffrire,

I vecchietti tremanti

Del prossimo morire,

Tutti, tutti ci andiamo;

Chi non venne, verrà,

Chi parti’, tornerà.

Ci andiamo ad uno ad uno,

Senza guardarci in faccia:

Amico non t’accostare,

Fratello, né te, né nessuno,

Ho troppo, troppo da fare,

Ogni vincolo m’impaccia;

Chi più solo si sente

E ha più libere braccia,

Diventa onnipotente.

Fermenta in noi un furore

Che vuol guerra, non pace;

La terra dei sogni non piace,

Diversa è la legge mortale:

Soffrire, fare soffrire,

Ma vincere e godere.

(Poi viene la morte).

Ognuno di noi è un gigante,

Calpesta le cime dei monti,

Gareggia nel volo coi venti,

Si tuffa in abissi profondi,

Travalica i vecchi orizzonti,

O gloria! ed alza il capo come un re. PTDC0024-copie-1

O gloria.... Ma perché

Giunto con tanto affanno

A contare le stelle

A governare i venti,

A reggere la terra,

Un bambino risente

Lagnarsi in fondo à sé,

Che, come al giorno antico,

Non sa donde è venuto,

Non sa dove anderà,

Ed avrebbe voluto

Innanzi di morire,

Godere solo un poco,

Un poco solo, un’ora,

E sarebbe bastata,

Della felicità?

(Ma ha battuto alle porte,

Più rapida, la morte).

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

 

                   Angelo Gatti

 

Pubblicata su “Convivium” n°5, 1939

Ripresa da Nicola Moscardelli in

“Le più belle Liriche Italiane”

Dell’anno 1939

 

 

 

 

Publié dans POESIE

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F
<br /> Bonjour Antonio<br /> <br /> <br /> Bon mardi à toi<br /> <br /> <br /> Frieda<br />
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