"Sono tornato" di Raffaele Palumbo

Publié le par antonio

 

Corriere d'Italia 4 gennaio 1973

   In questi giorni sto mettendo un po’ d’ordine in una montagna di riviste e giornali accumulata con gli anni. Difficile conservare tutto tanto più  che molti di loro hanno subito l’ingiuria del tempo e dei miei numerosi traslochi.

   Tra questa mole ho ritrovato alcuni numeri del “Corriere D’Italia” un settimanale d’informazione per gli italiani in Germania sul quale anch’io scrissi per qualche tempo nei lontani anni 70 quando militai per difendere, in Europa, un’idea più umanistica dell’immigrato e dell’immigrazione.

   Ma di questo mio periodo avro’ sicuramente modo di riparlare in altre occasioni.

   In diversi numeri del settimanale ho trovato delle poesie scritte dai lettori: il più delle volte esse riflettono la difficoltà della vita, il dolore dei sentimenti e l’amarezza del distacco, della separazione.

   Ho deciso di riproporvi la lettura di alcuni testi per rendere omaggio, nel mio piccolo modo, a quanti soffrirono, nei loro cuori e spesso anche nei loro corpi, per far vivere degnamente le loro famiglie ed anche per dare un futuro migliore all’Italia. Un futuro che, purtroppo, oggi molti italiani stanno distruggendo.

 

    Vi propongo prima l'immagine del testo cosi' come lo vide Raffaele e poi il suo testo riscritto per una più facile lettura.

 

Corriere It 04.01.1973 Sono tornato

 

                        Sono tornato di Raffaele Palumbo

 

            Son tornato!

            Col cuore grosso

            di gioia e di timore

            ho cercato le vechie case,

            le vie, il campanile,

            immutate nel tempo

            erano là, in attesa

            di qualcuno e di qualcosa.

            Stendo la mano

            sulle antiche pietre

            a ritrovare il calore antico.

            Mi son rivisto,

            fanciullo vagabondo,

            tra i dirupi e le siepi.

            Da solo ho pianto!

            La gente attorno passava

            come una volta.

            Ma poca, sbiadita

            negli anni e negli affetti.

            Anch’essi soli,

            come noi, nel mondo.

            Negli occhi di mamma

            Le consuete lagrime ed il sorriso.

            le braccia ha teso

            con ansia ed amore

            la donna mia.

            Ma i figli,

            stretti fra loro,

            muti,

            mi guardano intimoriti.

            Terra straniera,

            col tuo pane amaro,

            stranieri a me

            i miei figli hai reso!

 

                        Raffaele Palumbo

  

 

  

Ed in quegli anni io ero cosi'

Carta Stampa Eco d'Italia 1970

Publié dans société

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P
<br /> Beau poème. Emouvant.<br />
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F
<br /> Bonjour Antonio<br /> <br /> <br /> Je te souhaite une belle journée<br /> <br /> <br /> Frieda<br />
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